Una nuova alluvione per il Piemonte: la primavera travestita da autunno

Ritratto di lorescienza.97
Pubblicato Martedì, 24 Giugno, 2025 - 17:05 da Lorenzo Mario "lorescienza.97" Bozzo

Erano previste e sono arrivate, le grandi perturbazioni primaverili hanno accompagnato l’Italia, e soprattutto il Nord-ovest italiano, a metà di aprile 2025: da domenica 13 aprile si è aperto un lungo periodo di piogge che ha colpito e affondato il Piemonte, la Valle d’Aosta e parzialmente la Liguria e le altre regioni del Nord Italia. Queste si sono presentate intense e persistenti verso metà della settimana successiva, in particolare tra il 15 ed il 17 aprile, fino a ridosso della Pasqua.

Già dai primi aggiornamenti meteo le previsioni non erano delle migliori: a partire dal tardo pomeriggio / sera di lunedì 14 e la mattinata di martedì 15 aprile una generale intensificazione delle piogge ha interessato il Piemonte, con picco tra mercoledì 16 e giovedì 17 aprile, in concomitanza del passaggio del sistema frontale, caratterizzato da rovesci e temporali moderati o forti, talora a carattere di nubifragio (semi-stazionari) accompagnati anche da grandine di piccole dimensioni e intense raffiche di vento.

 

Una vasta circolazione depressionaria – il ciclone mediterraneo “Hans” – posizionata sui settori occidentali del continente, ha inviato impulsi perturbati in serie sulle regioni settentrionali e sulla Sardegna. Dalla serata di martedì e nei giorni a seguire l'evoluzione verso est della perturbazione ha inasprito l'instabilità, con ulteriore iniezione di umidità dal Mar ligure e formazione di nuclei temporaleschi a ridosso dei settori occidentali alpini. Fenomeni localizzati sono stati registrati anche tra Veneto ed Emilia-Romagna, a causa di una convergenza tra venti umidi di Scirocco e aria più secca in discesa da sud-ovest (fonte: Zena Storm Chaser).

 

La fase pre-frontale si è andata ad esaurire con gli ultimi nubifragi nella notte tra 15 e 16 aprile e nella successiva mattinata, a ridosso dei rilievi di Biellese, Sesia e VCO (Verbano-Cusio-Ossola), successivamente si è entrati nel vivo della perturbazione con fenomeni in graduale estensione a tutta la regione del Piemonte.

I temporali hanno colpito in particolar modo i settori alpini e pedemontani tra Canavese, Verbano, Val d’Ossola, Valli di Lanzo e Lago Maggiore, con locali nubifragi a ridosso dei rilievi e con una quota neve che si è mantenuta in genere superiore a 1.800-2.000 metri, in graduale calo, fino a forti o abbondanti tra Alpi Graie e Pennine, mentre sulle pianure i fenomeni si sono manifestati generalmente a carattere sparso, ma a tratti rovesci hanno interessato anche queste zone a bassa quota.

In pianura, infatti, era presente un marcato gradiente pluviometrico, come di consueto in presenza di forti correnti di Scirocco: i massimi si posizionano verso le alte pianure pedemontane dal Torinese al Lago Maggiore e i minimi su Alessandrino e Monferrato, questo dovuto alla parziale ombra pluviometrica indotta dalla catena appenninica.

Come detto, oltre alle piogge vi è stata anche un'abbondante nevicata in montagna, specialmente sopra i 2.300-2.500 metri, con ulteriori depositi fino a 1,5 / 2 metri di neve fresca (specie sui settori dal Monte Rosa all’Ossola), che si sono aggiunti a quelli già presenti, e conseguente forte pericolo valanghe che si è manifestato a fine evento.

La neve, tuttavia, si è spinta ben più in basso rispetto allo zero termico a causa delle forti e persistenti precipitazioni all'interno delle valli alpine, soprattutto da mercoledì 16 aprile sera, imbiancando anche diverse località di media quota sull'alto Piemonte e addirittura fino a toccare la città di Aosta nella giornata di giovedì 17 aprile.

 

    

(a)                                                                                                        (b)

    

(c)                                                                                                        (d)

(e)                                                                                                        (f)

Figura 1.a-f: Simulazioni degli accumuli di pioggia (a) del run 12Z del modello ARPEGE dalle ore 12 del 13 aprile alle ore 08 del 18 aprile 2025, e (b) del run 12Z del modello ad alta risoluzione ICON-2I dalle ore 12 del 14 aprile alle ore 14 del 17 aprile 2025; (c) accumuli di neve previsti dal modello ARPEGE dalle ore 12 del 13 aprile alle ore 08 del 18 aprile 2025; (d) immagine satellitare alle ore 17 del 17 aprile 2025; carte del pericolo di rischio idrogeologico di ARPA Piemonte (e) per le ore 05 e (f) per le ore 13.30 del 17 aprile 2025.

 

 

Nelle simulazioni dei modelli ARPEGE e ICON-2I in Figura 1.a-b si può notare il notevole effetto di sbarramento orografico indotto dalla catena alpina piemontese sotto l'intenso flusso di correnti di Scirocco che ha poi caratterizzato il passaggio del sistema frontale di mercoledì 16 e giovedì 17 aprile.

 

Oltre alla tanta pioggia, sono stati davvero estremi anche gli ingenti quantitativi di neve fresca (quota neve fino a 1.200-1.500 m) sulle alte valli alpine piemontesi, fino ad oltre due metri complessivi sopra i 2.500 metri di quota, sulle zone più esposte ai forti e umidi venti di Scirocco nelle giornate di mercoledì 16 e giovedì 17 aprile, ovvero principalmente il comparto delle Graie e delle Pennine; nevicate consistenti anche tra Marittime, Cozie e Lepontine, più scarse e solo a quote piuttosto elevate sulle Liguri.

 

    

(a)                                                                                                        (b)

Figura 2.a-b: Simulazioni degli accumuli di neve (a) del run 12Z del modello AROME dalle ore 12 del 15 aprile alle ore 16 del 17 aprile 2025, e (b) del run 15Z del modello ICON-D2 dalle ore 15 del 15 aprile alle ore 16 del 17 aprile 2025.

 

 

Le forti piogge hanno così portato ad un diffuso innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d'acqua della regione, sia sul reticolo idrografico secondario sia sui corsi d'acqua più importanti, quindi degli affluenti del Po, dai bacini dell’Orco, dello Stura di Lanzo e della Dora Riparia. I contributi di questi bacini hanno determinato un progressivo innalzamento dei livelli del Po a valle della città di Torino, a partire da mercoledì 16 aprile, in varie sezioni, come quella dei Murazzi a Torino.

Erano previsti anche inneschi moderatamente diffusi di frane superficiali nel Novarese e Vercellese ed inneschi isolati comunque su gran parte della regione; colate detritiche sul Piemonte nord occidentale, a seguito delle piogge persistenti (fonte: Arpa Piemonte).

 

Tra mercoledì 16 sera e giovedì 17 aprile pomeriggio, inoltre, verso la Corsica si è andato ad approfondire un minimo di bassa pressione (LP = Low Pressure) che si è portato verso i 995 hPa traslando gradualmente verso il Golfo Ligure, con caratteristiche termodinamiche simil-tropicali e venti forti o molto forti a tutte le quote.

L’avvezione di vorticità e l’effetto di sbarramento orografico verso le Alpi Graie e Pennine è risultato quindi massimo, con nubifragi stazionari e persistenti, e diffuse criticità idrogeologiche fino in prossimità delle alte pianure pedemontane adiacenti i rilievi. Gli affluenti alla sinistra del Po, come la Dora Riparia, l’Orco e la Stura di Lanzo hanno quindi subìto un consistente innalzamento e hanno alimentato considerevolmente la portata del fiume Po. Importante, a seguire, anche l’apporto idrico delle nevi in scioglimento.

 

    

(a)                                                                                                        (b)

Figura 3.a-b: (a) Carta della pressione al livello del mare in [hPa] alle ore 08 UTC del 17 aprile 2025 (fonte: sito meteociel.fr); (b) bollettino di allerta meteo di Arpa Piemonte, con validità di 36 ore a partire dalle ore 13 del 16 aprile 2025.

 

 

Arpa Piemonte in quei giorni ha elevato al livello massimo il rischio idrogeologico portando quindi ad Allerta Rossa le aree alpine e pedemontane comprese tra Val Sesia, Biellese, Canavese, Lanzo, bassa Val Susa e Sangone a partire dalla mezzanotte di giovedì 17 aprile.

 

È soprattutto dalla giornata di mercoledì 16 aprile che si sono manifestate le prime criticità estese. Di seguito elenchiamo le situazioni più difficili e i maggiori disagi sul territorio piemontese segnalate tra il 16 ed il 18 aprile 2025 (fonte: Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; vd. dati in Figura 5.c-d).

 

  • Nella tarda mattinata del 16 aprile sono arrivate le prime immagini dall’alto Piemonte e in particolare dal torrente Strona a Gravellona Toce (VB), dove i livelli idrometrici sono decisamente saliti. A monte, infatti, si sono registrati gli accumuli pluviometrici più elevati in tutto il Piemonte.
  • Prime criticità idrogeologiche nel Verbano-Cusio-Ossola a causa delle forti piogge persistenti. Tra le aree più colpite vi era il comune di Ossola Pontegrande (VB). A Verbania, dal primo pomeriggio di mercoledì, i Vigili del Fuoco erano al lavoro per allagamenti, danni d’acqua e smottamenti: le maggiori criticità a Villadossola e Beura Cardezza per due frane.
  • A Domodossola (VB) l'ingrossarsi di un rio ha portato le autorità a evacuare una famiglia dalla propria casa in borgata Corte. Sempre in zona il Toce ha sfiorato l’esondazione.
  • Diffuse criticità segnalate anche sulla pianura del medio-alto Canavese: il centro storico di Agliè (TO) si è allagato, così come diverse aree comprese tra Montanaro e Foglizzo.
  • Altra zona colpita è quella di Pinerolo (TO), complice l’intenso temporale semi stazionario che nel pomeriggio del giorno 16 ha interessato il centro abitato, con i primi allagamenti segnalati in città. Sempre nel Pinerolese, criticità per frane e allagamenti.
  • Impressionanti le immagini che sono giunte dalla Valsesia, e precisamente dal territorio di Rima (VC), visto il probabile distacco di una valanga in mezzo a colate di fango e detriti a causa delle piogge abbondantissime in zona.
  • È crollato il ponte Gilino a Mongrando (BI)  vd. Figura 4.a.
  • A Venaria Reale (TO), l’impressionante onda di piena ha raggiunto il Ponte Verde verso l’ingresso per il Parco La Mandria.
  • Estesi allagamenti anche a Cafasse (TO), a causa dell’esondazione di un rio nella via centrale del paese.
  • Anche in bassa Val Susa sono giunte notizie di gravi criticità per diffusi allagamenti a causa delle esondazioni di alcuni torrenti, come ad Almese (TO), in località Miosa.
  • Immagini emblematiche dal territorio di Monteu da Po (TO), sulle colline del Chivassese, dove tutta l’area risultava completamente isolata. La località è stata colpita da un grave episodio alluvionale con acqua, fango e detriti che in pochi minuti hanno sommerso intere zone del paese, tra cui molte abitazioni. Purtroppo è giunta la notizia di una vittima dalle colline del Chivassese, precisamente a Monteu da Po (TO): la causa sembrerebbe l’annegamento di un anziano signore a seguito dell’allagamento della propria abitazione  vd. Figura 4.b-c.
  • A Torino città, nel pomeriggio del 17 aprile sono stati chiusi diversi ponti, per l’arrivo della piena del Po.
  • Frane e smottamenti sono stati registrati sulla SP99 tra Chivasso (TO) e Castagneto Po (TO).
  • Impressionante la potenza di una cascata d’acqua formatasi a Noasca (TO), in media valle Orco-Canavese, a circa 1.000 metri di quota, dopo le abbondantissime precipitazione di quei giorni.
  • Il 17 aprile è stata segnalata ad Alessandria una nube a imbuto, in gergo ‘funnel cloud’, verso la città, immortalata anche da Casale Monferrato (AL), durante un forte temporale. Successivamente è arrivata la segnalazione [Matteo Robbiano via Provincia di Alessandria – Protezione Civile] di un tornado tra i territori di Giarole e Villabella, nell’Alessandrino. Probabilmente è lì che la nube a imbuto può aver toccato il suolo.

 

    

(a)                                                                                                        (b)

    

(c)                                                                                                        (d)

Figura 4.a-d: (a) Il ponte Gilino crollato a Mongrando (BI), fonte: Michele Teagno via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (b-c) grave episodio alluvionale con acqua, fango e detriti a Monteu da Po (TO), sulle colline del Chivassese, fonte: Prima Chivasso via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (d) foto segnalazione della Squadra Protezione Civile Alpini di Valenza, da Valenza (AL) via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte.

 

 

Per quanto riguarda i corsi d’acqua, i massimi livelli idrometirici in Piemonte sono stati raggiunti tra la sera del 16 e la notte del 18 aprile (fonte: Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte e dati Arpa Piemonte).

 

  • Lo Stura di Lanzo si è alzato sensibilmente a Villanova Canavese (TO); ha sfiorato la soglia di pericolo a monte, al Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese (TO), con un’onda di piena importante nella mattinata di giovedì 17 aprile, pochi minuti prima della chiusura al traffico veicolare del ponte di Via Cafasse. Per pochi centimetri non è stata raggiunta la soglia di pericolo, grazie soprattutto ad un abbassamento della quota neve a monte durante la fase clou delle precipitazioni. Presso il Ponte Amedeo VIII in strada Settimo a Torino lo Stura di Lanzo, poco prima della confluenza con il Po, ha superato la soglia di pericolo nel primo pomeriggio di giovedì 17 aprile, raggiungendo un’altezza di 3,27 metri ed esondando nelle aree golenali,
  • Molto ingrossato è stato il torrente Lemina a Pinerolo (TO).
  • Il Sesia, a Borgosesia (VC), ha superato la soglia rossa di pericolo di ben 1 metro e 24 centimetri secondo i dati idrometrici di Arpa Piemonte, raggiungendo quota 7,49 m. Il Sesia è esondato nelle aree golenali tra Landiona e Recetto, nel Novarese. Impressionanti immagini sono giunte anche da Varallo Sesia (VC), nell’alto Vercellese.
  • Nel Biellese si è registrato un notevole incremento del livello del torrente Cervo in tutta la provincia a causa di una linea temporalesca semi-stazionaria che ha determinato diversi allagamenti anche a Biella, con un’impressionante onda di piena in città, vista dal Ponte della Maddalena. Più a monte, presso il Santuario di Oropa, il pluviometro di Arpa Piemonte ha registrato accumuli di pioggia fino ad oltre 400 mm. Il torrente Cervo ha raggiunto i 4,11 m a Quinto Vercellese (VC), superando la soglia di pericolo di 91 centimetri, mentre a Vigliano Biellese ha superato la soglia di guardia a poche decine di centimetri da quella di pericolo.
  • Il torrente Orco nel territorio di Castellamonte (TO), a Spineto, ha raggiunto la soglia di pericolo, con picco a 3,19 m, superando la soglia di 91 centimetri. A San Benigno Canavese (TO), sempre l’Orco ha superato la soglia rossa di 37 centimetri, raggiungendo la quota idrometrica di 3,87 m.
  • Altro torrente in soglia rossa è stato l’Elvo a Carisio (VC), con picco di 4,35 m, oltre l’ultima soglia di 35 centimetri.
  • Il torrente Mastallone a Varallo Sesia (VC) nei pressi del Ponte Antonini si è molto ingrossato nella notte di giovedì 17 aprile.
  • Esondata la Dora Baltea nei pressi dell’autostrada A5 Torino-Aosta nell’Eporediese. Raggiunta quota di 4,12 m, 22 centimetri oltre la soglia di pericolo, a Verolengo (TO); solo sopra la soglia di guardia a Tavagnasco, nel comune di Settimo Vittone (TO).
  • Solo soglia arancione per la Dora Riparia a Torino.
  • Esondato il Chiusella a Pavone Canavese (TO), e toccata la soglia rossa a Parella (TO).
  • A Front (TO), è stata necessaria la chiusura del ponte sul Malone, visto il superamento della soglia di pericolo con quota a 3,28 m, superiore di 48 centimetri. Sempre il Malone ha superato la soglia rossa di 1 metro e 19 centimetri a Brandizzo (TO), raggiungendo i 4,09 m.
  • Incredibile la piena del torrente Messa e dei suoi rii affluenti nei pressi di Almese (TO), bassa Val Susa, nella mattinata di giovedì 17 aprile, risultando una delle immagini simbolo della violenta ondata di maltempo che da domenica 13 aprile ha imperversato su gran parte del Piemonte.
  • Straordinaria onda di piena del Po nell’Alessandrino, in particolare a Isola Sant’Antonio (AL), dove il Po ha ampiamente superato la soglia di pericolo raggiungendo un’altezza di 8,69 m (89 centimetri oltre tale soglia), a soli 62 centimetri dal record storico registrato durante l’alluvione dell’ottobre 2000 con il primato di 9,31 metri in data 16/10/2000 alle ore 17. Il Po ha raggiunto quota 6,95 m a San Sebastiano (TO), superando la soglia rossa di 1 metro e 5 centimetri. La piena del Po è arrivata anche ai Murazzi di Torino nel primo pomeriggio di giovedì 17 aprile, con un’altezza di 3,84 metri presso l’idrometro Arpa Piemonte ubicato proprio ai Murazzi, comunque al di sotto della soglia rossa di pericolo.
  • il livello del Lago Maggiore a Verbania Pallanza, ha raggiunto 5,46 m la mattina di venerdì 18 aprile, a 54 centimetri dalla soglia di pericolo.

 

Per alcune zone dell’alto Piemonte, specie per la Val d’Ossola e localmente anche tra Biellese e alto Canavese, mercoledì 16 aprile 2025 verrà ricordato come uno dei giorni più piovosi dall'inizio delle rilevazioni meteorologiche:

 

  • ben 284,5 mm di pioggia a Montecrestese – Larecchio (VB);
  • 280,4 mm a Boccioleto (VC);
  • 278,6 mm a Domodossola (VB), mai così tanti in una singola giornata dal 1988;
  • 271 mm all'Osservatorio Meteorologico di Domodossola – Collegio Rosmini, nominato dalla WMO "stazione centenaria" e gestito dal CNR-IRSA di Verbania-Pallanza, il 16 aprile 2025 è stato stabilito un primato di piovosità giornaliera per qualunque mese dell'anno nella serie storica avviata nel lontano 1871 (vd. Figura 5.b), infatti non aveva mai piovuto tanto in un solo giorno in 154 anni di misure, superando ampiamente i precedenti record di aprile (174,0 mm il 30 aprile 1977) e assoluto (247,6 mm il 25 agosto 1987) -> fonte: Società Meteorologica Italiana - NIMBUS;
  • 257,4 mm al Santuario di Oropa (BI);
  • 248,4 mm a Valstrona – Sambughetto (VB).

 

    

(a)                                                                                                        (b)

(c)

(d)

Figura 5.a-d: (a) Dati ed elaborazione grafica di Arpa Piemonte e Meteonetwork delle precipitazioni accumulate dalle ore 10 del 15 alle ore 10 del 17 aprile 2025; (b) precipitazioni orarie e cumulate all'Osservatorio Meteorologico di Domodossola – Collegio Rosmini nelle giornate del 15-17 aprile 2025, con accumulo record del 16 aprile scorso (fonte: SMI – NIMBUS); (c) livelli idrometrici, superamento soglie e (d) statistiche relative dei principali corsi d’acqua di Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che hanno raggiunto almeno la prima soglia di allarme nelle giornate del 17-22 aprile 2025.

 

 

Accumuli complessivi che hanno raggiunto  i 300-350 mm da lunedì 14 aprile e che hanno di fatto superato, a fine evento, la soglia psicologia dei 450-500 mm totali che alcuni modelli meteorologici ad alta risoluzione mostravano già alcuni giorni in precedenza. Menzioniamo solo alcuni valori tra il 15 e il 17 aprile 2025, i restanti over 250 mm / 72 ore sono riportati nella tabella in Figura 6.a:

 

  • 586,4 mm a Gressoney-Saint-Jean – Lago di Seebna (AO);
  • 569,6 mm a Camparient (BI);
  • 568 mm a Boccioleto (VC);
  • 566,8 mm a Lillianes – Granges (AO);
  • 545,6 mm a Pila (VC);
  • 508,7 mm al Santuario di Oropa (BI).

 

(a)

(b)

Figura 6.a-b: (a) Accumuli pluviometrici in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria che hanno superato almeno la soglia dei 250 mm nelle 72 ore del 15-17 aprile 2025, con relative cumulate totali a destra e statistiche in basso; (b) tabella realizzata dal sottoscritto in cuisono riportati gli accumuli massimi giornalieri e in 3 giorni del 2025, a confronto con i massimi più elevati raggiunti in passato, dal 1988 ad oggi.

 

 

A questo punto, abbiamo voluto anche realizzare in Figura 7.a-c dei grafici che mostrassero gli accumuli di pioggia giornalieri a nostra disposizione, rispettivamente per le località di Domodossola (dal 1990 al 2025), di Gressoney-Saint-Jean – Lago di Seebna (dal 2010 al 2025) e di Lillianes – Granges (dal 2001 al 2025), evidenziando i picchi massimi raggiunti, in tutti e tre i casi con valore più elevato registrato durante la fase perturbata della metà di aprile 2025, distanziandosi di molto dai precedenti massimi.

 

(a)

(b)

(c)

Figura 7.a-c: Accumuli di pioggia giornalieri a nostra disposizione per le località di (a) Domodossola (VB), di (b) Gressoney-Saint-Jean – Lago di Seebna (AO) e di (c) Lillianes – Granges (AO), rispettivamente dal 1990 al 2025, dal 2010 al 2025 e dal 2001 al 2025, con i picchi massimi raggiunti in evidenza.

 

 

Il peggioramento non ha portato solo piogge ma anche la neve specialmente sopra i 2.000 metri di quota. Tra mercoledì 1 6 e soprattutto giovedì 17 aprile, ha continuato per fortuna a nevicare sui rilievi del Pinerolese.

 

  • 314 centimetri rilevati al Passo del Moro – Macugnaga (VB), a quota 2820 m s.l.m., nella serata del 17 aprile 2025.
  • A Sestriere (TO) si sono sfiorati gli 80 centimetri di neve fresca, dopo l’intensa nevicata (vd. Figura 8.c,e).
  • Al Rifugio Vaccarone, a 2.745 metri s.l.m., l’accumulo al suolo ha raggiunto i 2,54 m, di cui quasi 150 centimetri di neve fresca da inizio evento.
  • Al Rifugio Gastaldi di Balme (TO), in alta Val d’Ala di Lanzo a 2.659 metri s.l.m., l’accumulo di neve al suolo ha raggiunto il suo valore massimo stagionale arrivando a 2,34 m nella tarda serata di giovedì 17 aprile. In quattro giorni, l’incremento dell’altezza del manto nevoso al suolo è stato di oltre 130 centimetri, di cui quasi 100 centimetri caduti in meno di 36 ore (vd. Figura 8.b).
  • Oltre 50 centimetri di neve fresca anche al Gran Puy di Pragelato (TO), a circa 1.850 metri di quota.
  • Spettacolare risveglio del 18 aprile sulle vette alpine del Pinerolese e dell’Ossola. In particolare, presso il ghiacciaio Ciardoney in Val Soana, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso: al suolo sono caduti circa 285 centimetri di neve presso l’asta nivometrica installata dalla Società Meteorologica Italiana (SMI) – NIMBUS (vd. Figura 8.d).
  • Abbondante anche l’accumulo di neve al suolo al Col d’Olen, nei pressi del Passo dei Salati a 2.936 metri s.l.m., valico alpino che divide il Piemonte e la Valle D’Aosta tra la Valsesia e la Valle del Lys (vd. Figura 8.f).
  • Presso la diga del Lago Serrù, a 2.275 metri s.l.m. in alta valle Orco, nel comune di Ceresole Reale (TO) e all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso, è caduto oltre un metro di neve fresca, con un’altezza massima di neve al suolo di 215 centimetri misurati presso la stazione meteorologica della diga alle ore 08 di venerdì 18 aprile 2025.

 

Mentre in Piemonte la quota neve si è mantenuta quasi dappertutto superiore ai 1.400-1.700 metri, in Valle D’Aosta l’omotermia ha portato la neve fino a fondovalle: questo è successo ad Aosta città, svegliata sotto un’imprevista e tardiva fitta nevicata.

A seguire, a causa degli ulteriori accumuli di neve fresca e del forte vento, oltre che al successivo scioglimento delle nevi, dalla giornata di giovedì 17 aprile è stato innalzato il pericolo valanghe (talora di grandi dimensioni) fino al livello 4 (forte, colore rosso intenso) in diverse zone dell’arco alpino, su buona parte del comparto occidentale delle Alpi di Piemonte e Valle d’Aosta, ma anche in Veneto, sulle Dolomiti bellunesi.

La situazione più critica, si è registrata in Valle d’Aosta, dove è stato deciso di emettere un avviso di livello massimo sempre per il pericolo valanghe (5 – molto forte, colore rosso-nero) [fonte: L’Altramontagna via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte].

Un notevole episodio valanghivo ha conseguentemente interessato il comune di Alagna Valsesia (VC), sfiorando anche alcune frazioni abitate.

 

    

(a)                                                                                                        (b)

    

(c)                                                                                                        (d)

    

(e)                                                                                                        (f)

(g)

Figura 8.a-g: (a) Mappa con il pericolo valanghe previsto dopo le abbondanti nevicate, fonte: Aineva e L’Altramontagna; (b) un immediato confronto tra le immagini della webcam panoramica al Rifugio Gastaldi di Balme del 14/04/2025 e del pomeriggio del 17/04/2025, fonte: Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (c,e) foto della nevicata a Sestriere, di William via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (d) foto webcam del ghiacciaio Ciardoney della SMI via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (f) foto che mostra l’accumulo di neve al suolo al Col d’Olen, fonte: Rifugi Monterosa via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte; (g) tabella realizzata dal sottoscritto in cui sono riportati tutti gli accumuli massimi, con i valori istantanei e quelli validati, per le principali località nevose di Piemonte e Valle d’Aosta che abbiano almeno raggiunto un metro di neve al suolo.

 

 

Dalle prime immagini satellitari ad alta risoluzione (vd. Figura 9.a-b) si possono notare molto bene le conseguenze devastanti della tempesta “Hans” che si è abbattuta sul Piemonte tra il 14 e il 18 aprile 2025, con accumuli pluviometrici superiori ai 500 mm / 72 h in Piemonte.

Estesi allagamenti, esondazioni di fiumi e torrenti e dissesti idrogeologici hanno causato danni ingentissimi in molte aree della regione, tutto questo ben visibile dai dati provenienti dal Sentinel-2 di Copernicus, che mostra le aree di territorio allagate in seguito all’esondazione della Dora Baltea nella zona che si trova a circa 15 km a nord-est della città di Chivasso, con un’area alluvionata di quasi 50 km quadrati [fonte: Platform Adam/Rai Meteo via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte].

 

Come sappiamo, il fiume Po ha reagito con una piena imponente che ha trascinato verso il Mare Adriatico enormi quantità di sedimenti, limo e materiale organico, fino a 5 giorni dalla cessazione delle precipitazioni alluvionali.

Le immagini sottostanti (vd. Figura 9.c-d) – con risoluzione di 10 m acquisita dal satellite Sentinel-2 attorno alle 12 di martedì 22 aprile – mostrano con straordinaria chiarezza gli effetti di questo evento nel delta del Po: i diversi rami del fiume, come il Po di Goro, il Po di Gnocca e il Po della Pila, scaricano in mare grandi volumi d’acqua fangosa, formando estesi pennacchi o ‘plumes’ di torbidità visibili per decine di chilometri lungo la costa.

Questi apporti sono essenziali per contrastare la naturale erosione costiera e preservare l’equilibrio morfologico del delta, che altrimenti rischierebbe di regredire sotto la spinta del mare e dell’innalzamento del livello marino [fonte: Matteo Tidili/Platform Adam].

 

    

(a)                                                                                                        (b)

    

(c)                                                                                                        (d)

Figura 9.a-d: Immagini satellitari da Sentinel-2 di Copernicus, che mostrano le aree di territorio allagate in seguito all’esondazione della Dora Baltea, mettendo a confronto la zona che si trova a circa 15 km a nord-est della città di Chivasso (a) il 5 aprile ed (b) il 18 aprile 2025 -> le immagini sono definite a “falsi colori” con allagamenti ed esondazioni che appaiono di colore blu o bluastro e i centri abitati di colore rosso, mentre si nota l’effetto delle abbondanti precipitazioni sulla vegetazione che assumono così un colore verde molto acceso; immagini satellitari di (c) MODIS-NASA e (d) di Sentinel-2 attorno alle 12 di martedì 22 aprile con risoluzione di 10 m, che mostrano con straordinaria chiarezza gli effetti dello scaricamento di grandi volumi di acqua e fango nel delta del Po [fonte: Rai Meteo e Copernicus].

 

 

Dopo la fase alluvionale del 14-18 aprile 2025, una nuova perturbazione ha raggiunto il Piemonte nel weekend di Pasqua con ulteriori piogge diffuse tra sabato 19 sera e domenica 20 mattina, localmente forti sulle Alpi e neve oltre i 1.500 metri, ma questa nuova saccatura di origine polare-marittima non ha, per fortuna, causato disagi altrettanto importanti come nei giorni precedenti, anche se si sono verificati fenomeni franosi come il 21 aprile in frazione Breno di Chialamberto (TO), in Val Grande di Lanzo.

Arpa Piemonte ha pubblicato nei giorni successivi all’evento il rapporto dell’evento alluvionale che ha interessato la Regione Piemonte tra il 15 e il 18 aprile 2025: di seguito riportiamo il link con tutti i dettagli -> https://www.arpa.piemonte.it/.../rapporto-sullevento-15...

 

In ultima analisi, cosa stupisce di questo evento è l'impressionante intensità, solitamente più probabile (a parità di apporti pluviometrici totali) tra la fine della primavera e la prima parte dell’autunno, ovvero quando risultano ancora importanti i contributi dei fenomeni temporaleschi alle precipitazioni, spesso favoriti dai contrasti termodinamici che in tal caso risultano più spiccati proprio nell'intermezzo delle due stagioni.

È altamente probabile che la presenza di un Mediterraneo con temperature superficiali più elevate rispetto alla media, favorisca un maggior contributo energetico ai sistemi perturbati in arrivo dall'Atlantico, determinando così una maggiore propensione all'evaporazione e che si traduce poi in un più elevato quantitativo di acqua precipitabile in atmosfera, quindi con precipitazioni in forma liquida (o solida, se a temperature uguali o inferiori allo zero) potenzialmente più intense con tutte le conseguenze del caso dal punto di vista idraulico e idrogeologico.