Un inizio d’inverno meteorologico 2023 tra caldo, freddo, record e dinamismo meteorologico (seconda parte - situazione italiana)

Ritratto di lorescienza.97
Pubblicato Giovedì, 28 Dicembre, 2023 - 11:36 da Lorenzo Mario "lorescienza.97" Bozzo

LA SCALDATA D’INIZIO DICEMBRE E I RECORD MENSILI INFRANTI (30 NOVEMBRE – 4 DICEMBRE 2023)

 

Nella giornata di giovedì 30 novembre, l’arrivo della nuova perturbazione ha portato anche sulla Liguria aria più mite atlantica favorendo un aumento delle temperature soprattutto sui versanti marittimi. Tuttavia, nelle vallate interne dell'entroterra l'aria fredda che si è depositata al suolo nelle gelide notti precedenti (-7.4°C nel comune di Ferrania e -5°C a Cairo Montenotte) ha faticato ad essere sostituita dall'aria più calda: si sono venute così a creare localmente delle situazioni favorevoli al fenomeno del gelicidio, come abbiamo scritto nel nostro recente articolo (sul sito al LINK -> Un equilibrio fragile tra neve, gelicidio e pioggia).

In buona parte del Centro-Sud Italia le massime registrate il giorno 30 di novembre sono state diffusamente superiori ai 15 gradi con punte sui 20 gradi e oltre sulle regioni medio adriatiche e su quelle tirreniche meridionali, complice la libecciata.

È stato soprattutto venerdì primo dicembre – nonché primo giorno dell’inverno meteorologico – ad essere il più mite e probabilmente uno dei giorni di dicembre più caldi degli ultimi decenni in Italia:

 

  • minime tropicali nei dintorni di Pescara (Abruzzo) – con +20.5°C a Pescara Aeroporto (AM) stracciando la precedente minima più alta per dicembre di +19.4°C e risalente al 1989  – e di Palermo (Sicilia) – con +21.8°C a Capaci (PA);
  • le massime solo state davvero elevate, diffusamente superiori ai 20 gradi dalla Romagna in giù (+22.9°C a Rimini Miramare sono un nuovo record di temperatura massima a dicembre per la località … mai così caldo tra dicembre e febbraio da inizio serie dati, ovvero dal 1961), con valori oltre 25/26°C tra Marche e Abruzzo, in Calabria e coste tirreniche di Sardegna e Sicilia. Addirittura, punte di +27°C a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e +27.8°C ancora una volata a Pescara Aeroporto (un nuovo record per la stazione AM).

 

Non solo temperature quasi estive ma anche nuovi record mensili di temperatura massima in Italia – eguagliati o frantumati anche di oltre +2 gradi – che elenchiamo nella tabella sottostante (Tabella 1 di nostra realizzazione):

 

Tabella 1: record mensili di temperatura massima eguagliati o battuti nelle giornate di venerdì 1 e sabato 2 dicembre 2023 in Italia, con relativo superamento del precedente record (ultima colonna a destra).

 

    

(a)                                                                (b)

(c)

Figura 1.a-c: carte che mostrano le temperature minime (a) e massime (b) il primo dicembre e massime (c) del 2 dicembre 2023, sullo Stivale Italiano, con relativa spiegazione. Fonte carte: Meteonetwork

 

In Liguria, nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre, invece di essere entrati in inverno meteorologico a molti è sembrato un inizio di primavera con valori termici che sono rimasti costantemente attorno ai 15-16°C (costa genovese) e anche oltre nel levante ligure.

Anche in Emilia-Romagna e Toscana il rialzo termico è stato notevole, più graduale su quest’ultima come osservabile dalla Figura 2 sottostante:

  • in provincia di Firenze la scaldata è stata appunto graduale e costante dall’alba del 30 novembre (6-8°C) fino a mezzogiorno del primo novembre (15-18°C), poi un graduale calo termico nei giorni successivi (4-6°C alla mezzanotte sul 3 dicembre); stessa situazione a San Marino. È stato quindi il lato sud dell’Appennino Tosco-Emiliano a giovare per primo della scaldata;
  • non è passato molto che anche il lato nord dell’Appennino entrasse in gioco. Come si vede bene dal grafico sottostante, per prima Rimini (stazione Arpae di Rimini Ausa) ha subìto gli effetti del mite Garbino (vento locale che spira da Sud-Ovest), dove la scaldata è stata invece molto rapida e improvvisa, con uno sbalzo termico notevole passando da un valore di +5.4°C (ore 8 di venerdì 1 dicembre) a +20.9°C (ore 10 di venerdì 1 dicembre) … ben +15.5 gradi in appena due ore, raggiungendo la massima di +22.9°C alle ore 12, come il record della vicina stazione AM di Rimini Miramare ! Una sorte analoga è toccata a Bologna (stazione Arpae di Bologna Idrografico) – grazie allo sfondamento del Garbino sul lato nord dell’Appennino – che nella stessa serata è passata da +8.8°C (ore 20 di venerdì 1 dicembre) a +17.7°C (ore 21 di venerdì 1 dicembre) con una massima di ben +19.3°C raggiunta poco dopo, alle ore 23 ! Poi il calo termico, questa volta graduale e costante., per effetto di una progressiva rotazione dei venti da ovest/nord-ovest, con raffiche a tratti forti sulle province centro-occidentali, in estensione verso est.

Il Garbino, che ha soffiato impetuoso dalla serata di venerdì 1 dicembre al pomeriggio di sabato 2, ha provocato cadute di rami ed alberi, danni alle infrastrutture, alle automobili e disagi alla viabilità – anche ferroviaria – date le raffiche davvero tempestose su buona parte dei rilievi dell’Emilia-Romagna e a tratti su alcune arre di pianura della Romagna:

  • 223 km/h al Passo Croce Arcana (MO);
  • 137 km/h a Rimini – Via Abete;
  • 129 km/h a Belforte (PR);
  • 122 km/h a S. Agata Feltria (RN);
  • 117 km/h a Camporella (RE);
  • 113 km/h a Pennabilli (RN);
  • 112 km/h a Borghi (FC);
  • 109 km/h a Monte Palareto (FC);
  • 104 km/h a Chiesanuova di San Marino.

Anche diverse altre località hanno superato gli 80-90 km/h, specie nella provincia di Forlì-Cesena ma anche sulle aree pianeggianti e costiere, dal riminese al ravennate.

È stata segnalata l’interruzione dell’energia elettrica in alcune zone della Romagna, in particolare nell’entroterra.

(Fonte: Centro Meteo Emilia Romagna)

 

Figura 2: andamento della temperatura in alcune località di riferimento della provincia di Firenze (gradazioni di rosso), a San Marino (giallo ocra), Rimini (verde) e Bologna (gradazioni di blu), nel periodo 30 novembre – 2 dicembre 2023. Fonte dati: Arpae

 

    

(a)                                                                (b)

Figura 3.a-b: carte del modello meteorologico ICON-D2 che rappresentano la disposizione e l’intensità dei venti al suolo alle ore 14 di venerdì primo dicembre (a) e alle ore 2 di sabato 2 dicembre (b), con relativa spiegazione della dinamica eolica e conseguente scaldata al suolo prima sulla costa romagnola poi anche sulla pianura centrale emiliana. Nelle carte sono posizionate le città di Bologna (stella blu) e di Rimini (stella rossa). Fonte carte: Meteociel

 

Nel primo giorno d’inverno meteorologico si registrano nuovi record di caldo in Sardegna, interessata da una potente avvezione di aria sahariana e silt in sospensione atmosferica (vedi sezione successiva dell’articolo)”, scrive Matteo Tidili sui suoi social. Oltre al record mensile battuto dalla stazione AM di Olbia e ai record eguagliati dalle stazioni AM di Decimomannu e Capo Frasca, sono stati “eccezionali i valori che arrivano dalla rete di rilevamento Arpas tra cui si distinguono Siniscola con +26.7°C, San Teodoro con +26.3°C, Tortoli con +26.2°C, Muravera, Barisardo e Villa San Pietro con +26°C e Jerzu con +25.5°C. Per quanto riguarda Cagliari, la temperatura massima non è andata oltre i +21°C, quel che basta per il primo bagno d’inverno”, aggiunge il meteorologo sardo.

 

UN PERICOLOSO FIUME ATMOSFERICO CON PRECIPITAZIONI INTENSE E PROLUNGATE SUL NORD ITALIA, MA ANCHE NEVE INIZIALMENTE A QUOTE BASSE POI IN FORTE RIALZO (29 NOVEMBRE – 2 DICEMBRE 2023)

 

Un fiume atmosferico (in inglese, “Atmospheric River”, letteralmente un corridoio di correnti calde e umide con richiamo anche a svariate centinaia di chilometri da dove le precipitazioni si scaricano, vedi Figura 4) ha preso di mira l'Italia settentrionale e i Balcani settentrionali (Slovenia, Croazia) nel fine settimana tra giovedì 30 novembre e sabato 2 novembre 2023, con piogge molto forti, locali inondazioni localizzate e conseguenti frane e criticità, complice il fenomeno dello stau, di cui abbiamo già parlato nel precedente articolo (sul sito al LINK -> Un equilibrio fragile tra neve, gelicidio e pioggia).

 

Figura 4: Carta che rappresenta il trasporto di vapore integrato, espresso in [kg/m/s], in cui è evidenziato proprio il “Fiume Atmosferico” in grado di richiamare aria calda e umida dal Nord Africa; in alto a sinistra vi è la carta delle precipitazioni (modello Arpege) accumulate nei 3 giorni di maltempo che ha ben previsto la distribuzione delle piogge. Fonte: Nahel Berghenz via gruppo Facebook di appassionati di eventi e temperature estreme.

 

Nella mattinata del 30 novembre si sono verificate moderate nevicate sulle zone prealpine ed alpine del Nord-Ovest Italiano anche a quote collinari. Tuttavia, nelle ore immediatamente successive, a causa del forte richiamo mite, la quota neve è salita drasticamente fino a sfiorare 2000 m di quota.

Dall’immagine satellitare sottostante, è ben visibile il richiamo caldo umido libecciale (fiume atmosferico), richiamo profondissimo visto che stava pescando aria direttamente dal Marocco e Algeria. Tra l'altro è ben visibile anche l'orientamento delle correnti con un bel buco soleggiato sul cuneese (freccia marrone).

 

Immagine 1: satellite nel visibile (primo pomeriggio di venerdì primo dicembre) con evidenziate le posizioni degli ingredienti in gioco -> fronte freddo (linea blu), fronte caldo (linea rossa) e fronte occluso (linea viola). Grafica realizzata da Matteo Benvenuto (staff ML).

 

“[La] Sardegnavenerdì 1 dicembre[era] nel pieno dell’avvezione sub tropicale continentale (il richiamo caldo umido libecciale) e avvolta da una spessa coltre di polvere sahariana.
In [quel] primo pomeriggio d’inverno meteorologico le temperature [hanno superato] diffusamente e abbondantemente i 20°C e sui settori orientali i valori massimi si attestano localmente tra 25°C e 27°C presentando anomalie termiche rispetto ai valori tipici del periodo dell’ordine dei +10 gradi, [con i record elencati in Tabella 1]. Dalla penisola iberica [stava avanzando] l’aria fredda, risucchiata dal vortice depressionario su Biscaglia attraverso uno spettacolare canale di aria artica che si [distendeva] sul nord Europa, che [sabato 2 ha poi apportato] un brusco crollo termico, localmente anche superiore ai 10 gradi.” (by Matteo Tidili)

 

La perturbazione che ha interessato la Liguria ha portato un deciso aumento del moto ondoso fino ad agitato su tutte le coste e molto agitato sulle coste spezzine (onde fino a 5.92 m di altezza significativa (8:30 del 2 dicembre) alla boa di La Spezia, nella rete ondametrica nazionale), con mareggiate anche intense di Libeccio sul Centro-Levante dalla serata di venerdì 1 dicembre e per tutta la giornata di sabato 2 dicembre.

 

     

(a)                                                                (b)

Immagini 2.a-b: mareggiata immortalata a Bogliasco by Mauro Lauri (dal nostro gruppo Telegram) e a Marina di Pisa (fonte: Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani).

 

La mareggiata ha interessato anche la costa dell’Alta Toscana, in particolare Marina di Pisa, con raffiche a 112 km/h e l’acqua del mare che è entrata nelle strade provocando allagamenti (vedi Immagine 2.b di cui sopra). Per le forti raffiche sono caduti anche alcuni alberi.

 

Su quasi tutta la Liguria si è osservata un'intensa ventilazione meridionale fino a burrasca sulla costa, di tempesta o superiore sui crinali più esposti (130 km/h di vento medio con raffica massima di 192.6 km/h a Casoni di Suvero, 115 km/h di vento medio e raffica massima di 161.3 km/h a Tanadorso).

 

Le correnti umide che dalla sera di mercoledì 29 hanno interessato la Toscana settentrionale hanno portato abbondanti piogge con cumulati localmente superiori ai 200 mm su Appennino Tosco-Emiliano, Alpi Apuane (quindi Lunigiana e Garfagnana) e Appennino Ligure Centro-Orientale entro la sera del 2 dicembre. La rete emiliana Arpae ha registrato un picco di 383.4 mm in meno di 72 ore nella località di Lago Ballano (Parma).

Ancora precipitazioni abbondanti e persistenti anche al Nord-Est, su Triveneto e medio-alta Lombardia, con massimo accumulo di 332.5 mm, registrato ad Oseacco di Resia (Udine), anche in questo caso in poco più di 48 ore.

Una frana ha bloccato il Passo Monte Croce Carnico, con conseguente chiusura della strada statale 52 bis e danni ingenti, ma per fortuna nessun veicolo coinvolto.

Di seguito riportiamo – nella Tabella 2 di nostra realizzazione – i maggiori accumuli (over 100 mm) sul Centro-Nord Italia tra giovedì 30 novembre e sabato 2 dicembre 2023:

 

Tabella 2: maggiori accumuli registrati dalle varie reti regionali e nazionali tra giovedì 30 novembre e sabato 2 dicembre 2023. Fonte dati dalle reti Arpae, OMIRL-Arpal, CML, Osmer FVG, Meteonetwork.

 

Diversi fiumi hanno raggiunto la soglia gialla e arancione, ma sono il fiume Enza e il Montone che hanno destato il maggiore allarme per la loro possibile esondazione, rispettivamente nelle province di Parma e Reggio Emilia (Enza) e Forlì-Cesena (Montone). Fortunatamente, i fiumi hanno solo raggiunto e superato la soglia rossa senza esondare, ma comunque la preoccupazione è stata tanta, dopo le abbondanti piogge che hanno continuato in maniera persistente per molte ore.

 

Tabella 3.a: livelli dei fiumi che sono saliti almeno oltre la prima soglia tra Emilia-Romagna ed Alta Toscana tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2023. Livelli che hanno superato la prima, seconda o terza soglia, rispettivamente evidenziati in giallo, arancione e rosso. Fonte: Arpae e OMIRL-Arpal.

 

Tabella 3.b: statistiche sui livelli idrometrici raggiunti tra Emilia-Romagna ed Alta Toscana tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2023. Fonte: Arpae e OMIRL-Arpal.

 

NUOVAMENTE CALO TERMICO DOPO LA SCALDATA: LA NEVE A BASSA QUOTA (4 – 9 DICEMBRE 2023)

 

Tornando alla Liguria, dalla giornata di sabato 2 e soprattutto domenica 3 dicembre le temperature sono nuovamente calate con gradualità, specie tra il 4 e il 5 dicembre, per effetto di un modesto travaso padano con valori più bassi nelle vallate fredde delle province di Genova e Savona. Così, nella serata e notte tra 4 e 5 dicembre, una modesta perturbazione atlantica ha portato la neve su Piemonte ed entroterra ligure fino al piano, con accumuli però irrisori o comunque modesti e qualche fiocco svolazzante sui soliti tratti costieri più freddi.

 

   

(a)                                                                (b)

Immagini 3.a-b: fotografie dal nostro Telegram (LINK al -> gruppo e al canale) dell’imbiancata di lunedì 4 sera nell’entroterra ligure, precisamente uno scatto di Luca (a) da Orero (Serra Riccò) e di Federico Baricchi (staff ML), (b) da Torriglia.

 

Un po’ a sorpresa, la neve ha fatto capolino non solo sulle pianure occidentali emiliane ma anche sulle colline orientali, perfino una coreografia è stata possibile sulla città di Bologna tra la tarda serata di lunedì 4 e la mattinata del 5 dicembre, anche se già all’ora di pranzo del 5 di neve ne rimaneva davvero poca. “Questo perché la mancata formazione di un minimo di bassa pressione sul Ligure ha impedito un rallentamento della perturbazione, facendola sopraggiungere con diverse ore di anticipo. Questo ha permesso alle precipitazioni di giungere prima della debole scaldata prevista per [il giorno successivo] in quota”, spiegano gli esperti del Centro Meteo Bolognese, e continuano “aggiungiamoci che, senza minimo ligure, le correnti da ovest trascinano l’aria fredda presente sull’ovest della regione, e di conseguenza ci [sono state] nevicate anche nel corso della notte, […] con una spolverata localmente anche in pianura.”

 

    

(a)                                                                (b)

Immagini 4.a-b: fotografie scattate a Bologna da Lorenzo Mario Bozzo (staff ML) martedì 5 mattina dopo la nevicata notturna.

 

Di seguito, (Figura 5.a-b) le carte con la quota dello zero termico nelle giornate di venerdì 1 e martedì 5 dicembre 2023 … una notevole differenza a dir poco: dall’ ‘estate’ con zero termico ad oltre 3500-4000 metri di quota all’inverno (almeno per il Nord Italia) con quota dello zero praticamente al piano.

 

    

(a)                                                                (b)

    

(c)                                                                (d)

Figura 5.a-d: carte del modello meteorologico ICON-EU che rappresentano la quota dello zero termico in Italia, venerdì primo dicembre (a) e martedì 5 dicembre (b). Fonte carte: Meteociel

 

 

Dopo pochi giorni in cui vi è stato un nuovo rialzo termico al Nord Italia, un’altra occasione per piogge – a tratti moderate – nevicate a bassa quota, fino in pianura su basso Piemonte ed a tratti anche su torinese. Accumulati fino a 30 cm di neve al Passo del Faiallo e sul Beigua, ma un modesto accumulo anche in Val d’Aveto.

Tornato il sole sulla Liguria, lo spettacolo era assicurato. Ci sono arrivate molte fotografie e video, di seguito riportiamo alcune tra le più spettacolari !

 

(a)

(b)

    

(c)                                                                (d)

    

(e)                                                                (f)

    

(g)                                                                (h)

    

(i)                                                                (l)

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Immagini 5.a-p: fotografie e video della nevicata dell’Immacolata 2023, rispettivamente (a) Passo del Faiallo e (b) Vara Superiore by Andrea Ferrando, (c) Fraconalto (AL) by Michela, (d) Rifugio Pratorotondo (GE) e (e) Piampaludo (SV) by Andrea Ferrando, (f) Crocefieschi by R. Scicchitano, (g-i) Vara (SV) by Andrea Ferrando, (l) Villalvernia (AL) by Matte, (m) Serravalle Scrivia (AL) by Fabio, (n) Torriglia by Luca Trucco, (o) Naso di Gatto (SV) by Davide Grandi, (p) Garaventa (GE) by Andrea.

 

    

(a)                                                                (b)

    

(c)                                                                (d)

    

(e)                                                                (f)

    

(g)                                                                (h)

    

(i)                                                                (l)

    

(m)                                                                (n)

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(q)                                                                (r)

(s)

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Immagini 6.a-t: fotografie e video del giorno dopo la nevicata, sabato 9 dicembre 2023, rispettivamente (a-d) Passo del Faiallo (SV) by Andrea Ferrando, (e,f) Santuario della Vittoria a Savignone (GE) by Michela, (g,h) Crocefieschi by R. Scicchitano, (i,l) luogo sconosciuto nel savonese interno by Andrea Ferrando, (m,n) Santo Stefano d’Aveto by L P, (o,p) panoramiche dalle creste appenniniche e (q-t) riprese da drone sopra il Passo del Faiallo e Vara Inferiore (SV) by Andrea Ferrando.

 

 

ANCORA UNA SCALDATA: CLIMA MITE NEL BACINO DEL MEDITERRANEO (9 – 20 DICEMBRE 2023)

 

Nei giorni a seguire pian piano le temperature sono tornate a lievitare, specie in quota, così la mappa dello zero termico del 12 dicembre (vedi Figura 6.b) è tornata ad essere una fotocopia di quella del primo dicembre (vedi Figura 5.a) con quota dell’isoterma zero oltre 3500 m sulle Regioni Tirreniche e comunque oltre 2500-3000 m anche al Nord Italia !

La notte di lunedì 11 dicembre è stata a dir poco mite, con valori termici attorno si 15-20°C attorno alla mezzanotte.

Per avere un’idea di quanto la scaldata sia stata ancora una volta importante, vedasi le figure sottostanti.

 

    

(a)                                                                (b)

Figura 6.a-b: carte del modello meteorologico ICON-EU che rappresentano la quota dello zero termico in Italia, sabato 9 dicembre (a) e martedì 12 dicembre (b). Fonte carte: Meteociel

 

Nel Centro-Sud Italia e Isole Maggiori le stazioni meteo hanno rilevato valori massimi di temperatura molto miti, diffusamente oltre +20°C nella giornata di mercoledì 13 dicembre 2023, ma anche minime oltre +15°C e a sfiorare la soglia dei +20°C. In particolare, nell’estremo Sud il caldo ha preso il sopravvento. In Sicilia si sono superati diffusamente i +25°C con picchi anche superiori – specie sulle coste tirreniche – fino a toccare +27.7°C nella zona di Nord-est di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), +27.9°C a Siracusa (rete SIAS), +28°C a Lascari (PA) e Pettineo (ME), e +28.6°C a Monforte San Giorgio – Torregrotta (ME).

 

Nelle giornate successive all’Immacolata e fino al 20 dicembre, le temperature sono risultate abbastanza miti per il periodo sul Nord Italia, specie su Piemonte e Liguria, con valori a sfiorare o superare talvolta la soglia dei 15-16°C.

 

UNA FÖHNATA STORICA (21 - 27 DICEMBRE 2023): INIZIO D’INVERNO O INIZIO DI PRIMAVERA ?

 

I giorni intorno al Solstizio d'inverno 2023 sono stati caratterizzati dall'evoluzione della tempesta battezzata ‘Pia’ dall'Istituto meteorologico danese. La vigorosa depressione, traslata con il suo centro dall'Islanda (mercoledì 20 dicembre) alle Repubbliche Baltiche (23 dicembre), ha pilotato verso le Alpi un impetuoso flusso di venti nord-occidentali con trasporto di aria mite di origine atlantica”, così cita l’incipit dell’articolo (-> 22-23 dicembre 2023: inizio caldo e tempestoso dell'inverno astronomico …) redatto dalla Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus.

Difatti, dal pomeriggio di giovedì 21 dicembre 2023 un episodio di föehn molto forte si è sviluppato lungo le vallate torinesi e valdostane, portando raffiche di vento molto forti, anche tempestose. Le raffiche hanno poi interessato in parte anche la pianura piemontese e la Valle d’Aosta fino a bassa quota.

Così è iniziato l’inverno astronomico 2023-24, nella notte in cui si è verificato il Solstizio d’Inverno (ore 4:27 locali del 22 dicembre 2023), con temperature primaverili e minime praticamente tropicali.

Questo è stato dovuto all’ingresso di un veloce fronte Nord-Atlantico che ha sfiorato anche l’Italia, appunto dal pomeriggio-sera del 21 e nei giorni successivi. Il “fronte [è stato] accompagnato da un intenso flusso nord-occidentale che una volta ‘scavalcato’ l’arco Alpino [è disceso] sulla Pianura Padana occidentale [appunto] come vento di föhn”, spiega l’appassionato ‘attimi in natura’ sui suoi social.

 

Immagine 7: satellite nel visibile (mattinata di giovedì 21 dicembre). Grafica realizzata da Matteo Benvenuto (staff ML).

 

L’immagine dal satellite – sovrastante – mostra una dinamica da semestre freddo contraddistinta da un flusso teso da nord-ovest in azione sull'Europa. in particolare, possiamo notare due "scudi" in azione:

  1. Alta Pressione sul vicino Atlantico e penisola iberica che non permette al flusso atlantico di entrare sulla nostra penisola con una componente meridionale;
  2. azione alpina: una vera e propria "diga" che porta copiose precipitazioni sulle Alpi Francesi, Svizzere e Austriache, mentre per il Nord Italia solo venti di caduta e cieli sereni. (by Matteo Benvenuto, staff ML).

Le raffiche hanno facilmente superato i 100-120 km/h, non solo sulle Alpi ma anche sulla pianura occidentale piemontese tra Torinese e Canavese. Da notare – in Tabella 6 – le raffiche ad oltre 150-170 km/h registrate proprio tra Torinese e Vercellese nella giornata di venerdì 22 dicembre. Ecco un elenco di alcuni record delle massime velocità del vento registrate il 22 dicembre, giorno culmine dell'evento ventoso, dal report della Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus:

  • 228.5 km/h alla Sacra di San Michele (938 m, bassa Val Susa, nel comune di Sant’Ambrogio di Torino; stazione della comunità dei Rosminiani del monastero). Il valore (registrato alle ore 6:22 del mattino del 22/12/23) è senza precedenti per una località piemontese sotto i 1000 m di quota, e i diversi interventi nella notte e al mattino per i vigili del fuoco tra Val di Susa e Pinerolese ne sono la testimonianza diretta;
  • 179.3 km/h al Rifugio Vaccarone (2745 m, media Val Susa; Arpa Piemonte), primato nella serie iniziata nel 1996 (supera i 160 km/h del 15 marzo 2019);
  • 122.3 km/h a Villanova Canavese (Torino), record per un episodio di föehn in una serie di dati dal 2000 (stazione privata del sig. Roberto Maruzzo);
  • 121 km/h a Cafasse (Torino), record in una serie di dati dal 2001 (stazione privata del socio SMI Marco Favero);
  • 117.4 km/h a Susa (Arpa Piemonte);
  • 114.8 km/h ad Avigliana (Arpa Piemonte), eguaglia il primato trentennale del 22 dicembre 1991 (inizio serie nel 1991);
  • 98.3 km/h a Caselle-aeroporto (Arpa Piemonte);
  • 95.4 km/h a Torino-Alenia, periferia Ovest (Arpa Piemonte).

Per quanto concerne il valore rilevato alla Sacra di San Michele (stazione meteo installata nell’aprile 2022), “si tratta, per quanto ne sappiamo, della velocità più elevata mai registrata in Piemonte, e probabilmente tra le più intense anche a livello nazionale. Ricordiamo che durante la Tempesta “Vaia” il 29 ottobre 2018 si misurarono 217 km/h al Passo Rolle (1989 m), in Trentino” ma anche durante il passaggio della recente Tempesta “Domingos” si raggiunsero 225.3 km/h al Passo Croce Arcana (1749 m) sull’Appennino Modenese e 211.68 km/h a Casoni di Suvero (1070 m) sull’Appennino Ligure di Levante (vedi nostro articolo -> Tempeste Ciarán e Domingos …). “Tuttavia va detto che la stazione della Sacra di San Michele - luogo notoriamente ventosissimo sulla sommità del Monte Pirchiriano, a causa dell'accelerazione che il vento subisce incanalandosi da Ovest allo sbocco vallivo - è attiva da poco meno di due anni, ed è molto probabile che tempeste ancora più violente si siano verificate in passato. Quanto a rappresentatività, il primato è da trattare con le dovute cautele anche considerando l'elevata variabilità spaziale del vento e - parallelamente - le serie di dati anemometrici ancora relativamente brevi e poco numerose sul territorio.”

Ecco di seguito le raffiche più intense – nella Tabella 4 sottostante da noi realizzata – registrate al Nord Italia:

 

Tabella 4: massime raffiche di vento registrate sul Nord-Italia nelle giornate a cavallo tra il Solstizio Invernale e il Santo Natale 2023. Fonte dati dalle reti OMIRL-Arpal, Osmer FVG, Nimbus -SMI, Meteonetwork.

 

    

(a)                                                                (b)

Figura 7.a-b: carte che mostrano la massima velocità del vento raggiunta nelle giornate del 21 (a) e 22 (b) dicembre 2023, sul Nord Italia. Fonte carte: Meteonetwork

 

Alla base dei forti venti tempestosi che hanno interessato diversi Stati d’Europa, tra cui l’Italia, c’è il forte gradiente di pressione tra Atlantico e Scandinavia Meridionale (ben 88 hPa di differenza, vedi Figura 8.a) e un potente jet stream (= corrente a getto, che esprime l’intensità dei venti d’alta quota) parallelo ai venti al suolo.

È sui confini dei due ‘ingranaggi’ in gioco – Anticiclone (venti in senso orario) tra Europa occidentale ed Atlantico, e la vasta Bassa Pressione (venti in senso antiorario) sul Nord-Est Europeo – dove il vento in quota (la corrente a getto) si ‘stira’ maggiormente acquisendo velocità ”, spiega l’appassionato ‘attimi in natura’ sempre sui suoi social.

 

    

(a)                                                                (b)

Figura 8.a-b: (a) estremo gradiente barico tra Atlantico e Paesi Scandinavi; (b) potente corrente a getto sull’Europa Centro-Settentrionale. Fonte: Francesco Nucera via 3B Meteo.

 

I valori minimi di +10°C sono stati registrati in pieno giorno su buona parte della pianura piemontese, mentre in serata, grazie allo sfondamento dei venti di caduta, vi sono stati rapidi incrementi termici fino a sfiorare +20°C.

La località di Caselle (TO) ha misurato un salto termico impressionante (con conseguente calo dell’umidità relativa dall’80% al 25%), passando dai +2.8°C delle ore 20:30 ai +18°C delle  ore 21:00 … un incremento di ben +15.2 gradi in appena 30 minuti !

Anche Pinerolo (TO) ha registrato uno shock termico, passando dai +6.1°C delle ore 20 ai +20.5°C delle ore 21 … un incremento termico di +14.4 gradi in un’ora !

La stessa località di Pinerolo (TO) e quella di Treiso (CN) non sono scese sotto +14/15°C per circa 48 ore.

 

    

(a)                                                                (b)

(c)

Figura 9.a-c: confronto tra anemometri del Torinese ad alta quota (a) e a bassa quota (b); confronto tra termometri nel Torinese e Cuneese (c) nelle giornate dal 21 al 24 dicembre 2023. Fonte: Arpa Piemonte.

 

Le temperature sono poi rimaste piuttosto miti nella notte tra 21 e 22 dicembre, ovvero nella notte del Solstizio Invernale. Nel pomeriggio del 22 dicembre le massime sono salite ulteriormente a tratti anche oltre +20°C, specie su Torinese e alto Cuneese. Nel frattempo, buona parte della Pianura Padana ha raggiunto massime anche in questo caso tra 15 e 20°C.

 

Se sul versante padano delle Alpi si risente di un effetto favonico (per esempio Torino con 20°C) con aria che scendendo dalla catena montuosa tende a seccarsi e scaldarsi per compressione adiabatica, portando ad un aumento termico anche repentino e un bassissimo tasso di umidità, sui crinali o a quote favorevoli (per esempio Livigno) si possono osservare le condizioni meteo peggiori (effetto stau), con aria che risalendo la catena montuosa si raffredda e condensa portando precipitazioni anche consistenti.

 

Successivamente le minime tra il 22 ed il 23 dicembre sono risultate parecchio anomale nel Torinese occidentale, Cuneese orientale e sul versante emiliano e romagnolo dell’Centro-Settentrionale, dove non si è scesi sotto +12/15°C, in alcuni casi anche +18°C ! Anche i settori adriatici hanno beneficiato di un rialzo termico notevole, con valori che hanno raggiunto e superato la soglia dei +20°C (vedi Figura 10.d).

 

    

(a)                                                                (b)

    

(c)                                                                (d)

    

(e)                                                                (f)

Figura 10.a-f: carte che mostrano le temperature minime (a,e) e massime (b-d,f) dal 21 al 23 dicembre 2023 sul Nord Italia (a-c,e-f) e sul Centro Italia (d). Fonte carte: Meteonetwork

 

È stata però la giornata di sabato 23 dicembre la più calda su buona parte del Nord-Italia, sulle Regioni Adriatiche e Sicilia, specialmente su Piemonte ed Emilia, con valori simil-estivi fino a raggiungere picchi di +24-25°C (+26-27°C se si considerano stazioni non certificate). Non solo in Pianura Padana, anche in Emilia il Garbino ha fatto lievitare le temperature con valori fino a +15 gradi superiori alle medie stagionali.

 

Figura 11: andamento della temperatura a Bologna San Luca (linea blu, 286 m) e Bologna Idrografico (linea rossa, 84 m), nel periodo 21 – 24 dicembre 2023. Fonte dati: Arpae

 

Segnaliamo alcuni valori tra i più elevati raggiunti nell’antivigilia di Natale (secondo i dati della rete Meteonetwork, della rete Meteo Asti e di Arpa Piemonte):

  • +26.2°C a Revello (CN) -> in Piemonte;
  • +25.2°C a Cumiana (TO);
  • +25.1°C a Bra – Museo Craveri (CN) e Treiso (CN);
  • +24.8°C a Cumiana – Pieve (TO);
  • +24.7°C a San Secondo di Pinerolo (TO) e Baldissero d’Alba (CN);
  • +24.6°C a Pinerolo (TO);
  • +24.5°C a Villafranca Pellice (TO);
  • +24.4°C a Villanova Solaro (CN) e Bra Isola Sonora (CN);
  • +24.3°C a Nereto (TE) e Tortoreto Lido (TE) -> in Abruzzo;
  • +24.2°C a Tronto (AP) -> nelle Marche;
  • +24.1°C a Valsamoggia – Loc. Stiore (BO) e Marzaglia (MO) -> in Emilia;
  • +24°C a Grottammare (AP) -> nelle Marche; San Paolo Solbrito (AT) e Marene (CN) -> in Piemonte;
  • +22.1°C a Chiusa di Pesio – Vigna (CN), a 900 m di quota !

 

Trattasi di valori più consoni alla fine di maggio / inizio giugno che alla fine di dicembre, ma anche le minime, visto che alcune località (specie tra Reggiano, Modenese e Bolognese) non sono scese  sotto +17/19°C in piena notte … valori tipici di agosto !

Menzioniamo anche i +10.4°C al Passo Croce Arcana (1749 m) e +8°C sul Monte Cimone (2000 m).

Di seguito elenchiamo i record di temperatura massima infranti nelle giornate del 22 e 23 dicembre al Centro-Nord Italia:

 

Tabella 5: record mensili di temperatura massima eguagliati o battuti nelle giornate a cavallo del Solstizio d’Inverno 2023 al Centro-Nord Italia, con relativo superamento del precedente record (ultima colonna a destra).

 

Diversi record di temperatura massima sono caduti nelle giornate di venerdì e sabato anche in Romagna (Lavezzola, S. Agata sul Santerno, Granarolo Faentino, Ravenna, San Pietro in Vincoli, Rimini Urbana).

 

Altri primati di temperatura massima per la ‘sola’ terza decade di dicembre, sempre dal report della Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus:

  • +23.3°C il 23/12/23 a Cuneo - centro, Camera di Commercio (Arpa Piemonte), 572 m (stazione di riferimento per la continuazione della serie storica avviata nel 1877) supera i 22.6 °C del 24 dicembre 2018;
  • +20.9°C il 22/12/23 a Torino - centro,  via della Consolata (Arpa Piemonte), quota 290 m (stazione di riferimento per la continuazione della serie storica avviata nel 1753) supera i 20.8 °C del 29 dicembre 1974;
  • +20.6°C il 23/12/23 a Moncalieri - Collegio Carlo Alberto (SMI), 267 m (sito di misura storico - capannina in facciata Nord), supera i 18.8 °C del 29 dicembre 1974 (dati dal 1865).

Il föehn, che tra alti e bassi ha soffiato talora per una sessantina di ore dal pomeriggio del 21 al mattino del 24, specie nei fondovalle alpini e sulla fascia pedemontana del Piemonte occidentale, ha mantenuto a livelli straordinari anche le temperature notturne, con valori perfino di 18-21 °C a bassa quota in piena notte !” spiega la SMI nel suo report.
Emblematico il caso della stazione Arpa Piemonte di Luserna San Giovanni (475 m, bassa Val Pellice, Torino), che alle h 23:30 di sabato 23 dicembre 2023 rilevava ancora +21.3°C !

Pino Torinese (619 m) la temperatura minima del 23 dicembre (intervallo h 00-24), pari a +15.6°C, risulta la più elevata nella serie Arpa Piemonte con inizio nel 1988 non solo per il mese di dicembre (superando di gran lunga i +10.8 °C del 26 e 27 dicembre 2016), ma per tutto il periodo dell'anno compreso tra il 30 ottobre e il 20 marzo !” ha aggiunto sempre la SMI.

 

“[In Sardegna] forti venti di Maestrale [sono stati] innescati da un gradiente barico estremo, [che] hanno poi assunto una componente favonica sulle aree sottovento [dei settori] orientale e meridionale [dell’Isola]. Correnti quindi secche, calde e particolarmente violente in discesa dai pendii montuosi che durante le ore notturne hanno raggiunto picchi fino a sfiorare i 140 km/h” [come successo a Capo Carbonara nella serata di venerdì 22 dicembre]. (Fonte: Matteo Tidili)

 

Aldilà dell’incremento termico, le tempestose raffiche di vento hanno provocato anche notevoli danni a scuole, caduta di alberi, segnaletiche stradali, cartelli divelti e linee elettriche danneggiate oltre che lamiere pericolanti. Le maggiori criticità si sono verificate sia nel Canavese, Pinerolese e Pedemontana con picchi di 120 km/h che proprio a Torino città (corso Agnelli, in zona lo Stadio Olimpico), dove sono state registrate punte di oltre 70-80 km/h, e fino a 95-100 km/h alle porte della città. In conseguenza di tali criticità, è stata disposta la chiusura di molti plessi scolastici e strutture a rischio.

 

    

(a)                                                                (b)

    

(c)                                                                (d)

Immagini  7.a-d: (a-b) danni a Torino città, in alto a sinistra (a), in particolare, corso Agnelli, in zona Stadio Olimpico; (c-d) alberi divelti a Rivalta di Torino. Fonte: (a) -> Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, (b) -> Torino Today, (c-d) -> Stefano Satta, staff ML.

 

Un’altra conseguenza di questi forti venti favonici è stata la moltitudine di grossi incendi boschivi che hanno devastato le Valli di Lanzo (in particolare nella zona del Santuario di Sant’Ignazio, tra i comuni di Pessinetto, Traves, Germagnano, Ceres e Lanzo), il Pinerolese e la bassa Val Chisone (San Germano Chisone, Prarostino, Porte e San Secondo di Pinerolo), la bassa Val di Susa (sopra Condove), la Val Sangone (Giaveno) e il Canavese.

Diverse le case senza acqua e senza corrente, ma anche minacciate dalle fiamme degli stessi roghi, perlopiù dolosi, e quindi diversi anche gli sfollati.

 

    

(a)                                                                (b)

Immagini 8.a-b: a sinistra (a), incendio immortalato nella serata del 22 dicembre sulle colline pinerolesi tra Porte e San Secondo; a destra (b), incendio boschivo intorno al Santuario di Sant’Ignazio (Lanzo Torinese). Fonte: Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, nello specifico, la foto (a) è stata immortalata da Marco Rostagno.

 

La qualità dell’aria [è diventata] molto insalubre sulla pianura occidentale del Piemonte. Complice la cessazione del föehn e la temporanea rotazione del vento da Est al suolo, si è formato uno strato di inversione termica che ha trattenuto - negli strati più bassi dell’atmosfera - le polveri e il fumo sopraggiunti dagli incendi”, spiega il meteorologo Andrea Vuolo sui suoi social.

 Poi continua: “i valori di concentrazione delle polveri sottili PM10 rilevati dalla centralina di Nole (TO), appartenente alla rete di Torino Meteo, sono stati impressionanti […], con un picco addirittura di 589 μg/m3 raggiunto all’alba, poi superato dalle centraline di Ceronda e Casternone (basse Valli di Lanzo), dove la concentrazione di PM10 ha superato i 600 μg/m3. Elevatissima anche la concentrazione del PM1, le particelle dal diametro più piccolo (pari a 0.001 millimetri o 1 micrometro) e soprattutto più pericoloso per la salute umana […].

 

“Il 22 dicembre 2023 è stato segnato anche dalla diffusa presenza in cielo di nubi iridescenti. Si tratta di Cirrocumulus lenticularis (le cosiddette nubi lenticolari) plasmati dall'ondulazione del vigoroso flusso d'aria [correnti nord-occidentali in quota] sopra al rilievo alpino (onde orografiche). La peculiare colorazione è dovuta al fenomeno fisico della diffrazione della luce solare da parte delle piccole gocce d’acqua e dei cristalli di ghiaccio, di dimensioni simili tra loro, che compongono queste nubi sottili e semitrasparenti, osservate preferenzialmente proprio nelle giornate favoniche”, scrive nel suo report la Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus.

Anche il meteorologo Andrea Vuolo ha parlato sui social del fenomeno in questione, andando più nel dettaglio. Riportiamo la spiegazione integrale poiché risulta molto dettagliata e accurata: “Le nubi iridescenti appartengono alla famiglia delle nubi alte (cirri e cirrostrati) e a volte anche delle nubi medie (altocumuli e altostrati), caratterizzate dalla presenza - al loro interno - di minuscoli cristalli o aghi di ghiaccio (stante le basse temperature alla quota della loro formazione, spesso fino a -20/-30°C). La radiazione solare incidente su queste nubi subisce così una deviazione, tramite particolari processi dell’ottica fisica [citati nel paragrafo precedente dalla SMI].

Tuttavia, complice la particolarissima dinamica meteorologica che ha caratterizzato la giornata di venerdì 22 dicembre, sembra che queste nubi possano essersi formate addirittura nella bassa stratosfera e non in troposfera, quindi al di sopra dei 12 km rispetto al suolo. Una quota davvero inusuale per la formazione delle nubi, a causa della presenza - mediamente - di bassissimi valori di umidità relativa e soprattutto perché in Stratosfera si ha una totale inversione del gradiente termico verticale. La comunità meteorologica italiana sta infatti ipotizzando che queste particolari formazioni nuvolose possano appartenere addirittura alle rare nubi madreperlacee (o nubi stratosferiche).

In tal caso si tratterebbe di un fenomeno davvero eccezionale - per la sua rarità - alle medie latitudini, in quanto solitamente riescono a formarsi a quote comprese tra i 15 e i 30 km e a temperature bassissime, talora inferiori ai -70/-80°C e soprattutto al di sopra dei Poli. A quelle quote, infatti, oltre alla presenza di Ozono, è presente anche un certo quantitativo di acido nitrico in sospensione, che andrebbe così ad interagire con il vapore acqueo in fase di condensazione durante la formazione della sottile e particolare nube. Inoltre, grazie all’elevatissima quota e in virtù della curvatura terrestre, esse riescono a ricevere la luce del Sole anche al di sotto dell’orizzonte, sia prima dell’alba che dopo il tramonto. Questo il motivo per il quale, sono state osservate nitidamente nel pomeriggio di venerdì 22 dicembre anche tra le 16:30 e le 18, a Sole già tramontato.

 

    

(a)                                                                (b)

    

(c)                                                                (d)

    

(e)                                                                (f)

    

(g)                                                                (h)

    

(i)                                                                (l)

Immagini 9.a-l: spettacolari nubi iridescenti o madreperlacee immortalate venerdì 22 dicembre 2023, rispettivamente (a) Torinese by Valerie Haidi via profilo Facebook di Lorenzo Catania, (b) nubi iridescenti al tramonto via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, (c) bassa Val Susa by Gaia Villani via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, (d) Rivalta di Torino by Stefano Satta, staff ML, (e) Nole (TO) by Giorgio Bason via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, (f) Varallo Sesia in provincia di Vercelli by Damiano Pomi via Rete Meteo Amatori, (g) nubi iridescenti al tramonto ed (h) evoluzione della nube lenticolare sopra il Monviso, fotografate da Stefano Satta, staff ML, (i) tramonto sensazionale dal Biellese con numerose nubi iridescenti sottovento la catena alpina e striate da tempestosi venti nordoccidentali in quota by Stefano Bazzini via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, (l) Coassolo Torinese (TO) by Eros Zheya Yakutian Laika via Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte.

 

Dopo giornate miti e mediamente soleggiate, il Centro-Nord Italia è tornato ad essere interessato dalla nebbia (Pianura Padana e Toscana) e dalla maccaja (Liguria), un’abitudine ormai tutta natalizia, ogni tanto accompagnata dal rosso dei bei tramonti di cui godiamo quando abbiamo la fortuna che qualche schiarita si affacci all’orizzonte.

 

    

(a)                                                                         (b)

Immagini 10.a-b: a sinistra (a), tramonto del 26 dicembre da Genova Sampierdarena by Lorenzo Mario Bozzo, staff ML; a destra (b), immagine satellitare nel visibile del 27 dicembre, che mostra l’Italia per metà coperta da nubi e per l’altra metà baciata dal sole (fonte satellite: Meteociel).

 

 

CONCLUSIONI

 

È stato un periodo caratterizzato da forti contrasti, cali termici ma altrettanti frequenti scaldate. Nonostante tutto, tirando le somme di questa parentesi d’inizio inverno in teoria e simil-estate nella pratica, possiamo dire che sia stato e sia tuttora il caldo il principale protagonista. Non sono tanto i -58.7°C di Iema (Russia) e la copiosa nevicata di Monaco di Baviera (Germania) a destare stupore, peraltro conseguenze normali degli inverni di un paio di decenni fa, altresì i record di caldo italiani (1-2 dicembre e 22-23 dicembre) e quelli spagnoli (11-12 dicembre).

 

Aggiungiamo anche un commento ai frequenti episodi di Favonio occorsi in queste ultime settimana, citando le parole del meteorologo Pierluigi Randi, “sicuramente eventi di föhn (alpino o appenninico) nel lontano passato sono sempre capitati, anche in inverno, ma senza sparare temperature su questi livelli (il caso del 17-18/12/1989 fu assai isolato, oggi la frequenza è in aumento).

Nel contesto attuale le masse d’aria subtropicali sono mediamente più calde e si spingono a latitudini più elevate rispetto al passato, e anche la superficie dei mari che sorvolano è assai più calda, per cui è favorito un incremento del gradiente termico con le masse polari/artiche, che poi è all’origine di venti più forti, e come risultato finale ecco un fohn più intenso e/o persistente se la direzione di provenienza delle correnti è quella giusta. […] Dunque, da solo il föhn non basta per giustificare lo scempio attuale.

 

(a)

    

(b)                                                                         (c)

Figura 12.a-c: (a) anomalie della temperatura media per il mese di novembre 2023 a livello globale, rispetto alla media climatica del 1981-2010, carta elaborata da Scott Duncan; anomalie di temperatura media, questa volta per la stagione autunnale in Italia (rispetto alla media climatica più recente del 1991-2020), elaborate dal portale di Meteonetwork (b) e dall’ ISAC-CNR (c).

 

Infine, dopo una prima conferma arrivata dai dati di Copernicus, anche NOAA e NASA confermano – nel momento in cui terminiamo questo articolo – che novembre 2023 è stato il più caldo mai registrato a livello globale. Arriviamo dunque a sei mesi consecutivi impareggiabili (per ora): giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre 2023 sono stati i più caldi a livello globale (localmente alcune zone del Pianeta hanno misurato anomalie negative ma sono veramente circoscritte) da quando si registrano i dati. Con ogni probabilità anche dicembre 2023 si piazzerà tra i più caldi a livello globali e ormai sembra certo che il 2023 diventi il più caldo mai registrato.

Se non ci bastasse, anche “l’anomalia della temperatura media dell’autunno 2023 in Italia”, secondo i dati Meteonetwork, è stata fortemente positiva, raggiungendo “+2.06ºC sopra la media di riferimento 1991-2020; “verdetto” praticamente identico a quello calcolato dal CNR ISAC che è risultato di +2.09ºC oltre la media. Sempre secondo le rilevazioni del CNR, l’autunno di quest’anno è [quindi] il più caldo di sempre [in Italia] da quando si rilevano i dati”, ha spiegato Meteonetwork sui suoi social.

I dati ancora una volta parlano da sé e ci lasciano intendere che i binari da percorrere siano sempre quelli, indici di un clima che sta cambiando a vista d’occhio, permettendo che gli inverni si possano scambiare per le estati.

 

Inizio inverno meteorologico tra neve, caldo, incendi e nubi stratosferiche.

Commenti

Ottima analisi, grazie mille


Ritratto di lorescienza.97

Grazie pignasecca !

lollomb