Equinozi a confronto
Gli equinozi sono quei due momenti dell’anno solare in cui i raggi solari giungono perpendicolarmente all’equatore terrestre, ovvero allo zenit dell’equatore.
Ogni anno questi momenti variano e oscillano attorno al 21 marzo per l’equinozio di primavera, e al 23 settembre per quello d’autunno.
I giorni in cui avviene l’equinozio hanno un uguale numero di ore per il giorno e per la notte su tutta la superficie terrestre, dovuto alla posizione della Terra rispetto al piano dell’eclittica, il piano che contiene il percorso della Terra attorno al Sole o, dal nostro punto di riferimento sulla Terra, il percorso apparente che il Sole realizza rispetto alla sfera celeste.
L’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre è “sempre” di circa 23° 27’, nota come inclinazione rispetto all’eclittica. In realtà, ci sono oscillazioni cicliche tra circa 22° 30’ e 24° 30’ di circa 41.000 anni di questa inclinazione, e altre variabili.
L’equinozio avviene quando il piano specifico che contiene l’asse terrestre all’inclinazione massima rispetto alla verticale, ovvero a 23° 27’, è perpendicolare alla distanza dal Sole. In parole più semplici, quando la Terra vista dal Sole appare con inclinazione massima. Al solstizio, invece, l’inclinazione dell’asse sarà rivolta verso il Sole o opposta ad esso, quindi non mostrandola apparentemente.
Dunque, pur essendo due istanti dell’anno in cui la Terra si trova nelle stesse condizioni e più o meno nella stessa posizione astronomica rispetto al Sole, perché possiamo così chiaramente distinguerli?
Innanzitutto, cominciamo col dire che l’oscillazione della distanza della Terra dal Sole (±150 milioni di km) tra l’afelio ed il perielio, corrispondenti alla distanza massima e minima dal Sole, non influenza in maniera consistente il clima sulla Terra, basti pensare che la nostra estate boreale si verifica attorno all’afelio, mentre l’inverno boreale al perielio.
Ciò che influisce particolarmente è l’inclinazione dei raggi solari rispetto alla superficie terrestre, perché così facendo si concentrano in un’area più o meno estesa (minima dove il Sole è allo zenit, massima dove sono più inclinati).
Perché allora la primavera e l’autunno sono così diversi?
La risposta meteorologica si può trovare nel contesto climatico di riferimento e soprattutto da quello di provenienza.
In linea generale, l’equinozio di primavera si verifica a partire da un contesto invernale in cui, teoricamente, le masse d’aria più importanti sono state quelle fredde di origine settentrionale, i mari alle medie latitudini sono più freddi (da notare che anche le masse d’acqua hanno un ruolo estremamente importante nell’evoluzione del clima), anche le condizioni alle varie quote dell’atmosfera possono incidere in maniera consistente.
Lo stesso vale per l’equinozio d’autunno che si verifica a partire da un contesto estivo in cui, le masse d’aria calda da sud hanno riscaldato perlomeno le medie latitudini, magari con possenti campi anticiclonici, come negli ultimi anni dalle nostre parti nel Mediterraneo. Inoltre anche il mare è più caldo e questo, ad esempio da noi in Liguria, unendosi alle perturbazioni atlantiche piuttosto forti e ben strutturate che si possono formare in autunno, con carichi umidi molto consistenti e venti della provenienza giusta, insomma può portare all’instaurarsi di regimi molto piovosi e purtroppo alle ormai poco desuete alluvioni, dannose ma quanto mai sublimi per noi appassionati di meteorologia, con le loro caratteristiche che ogni volta ci affascinano nel loro lato naturale.
Possiamo aggiungere a quanto detto che c’è anche una certa inerzia termica stagionale, e questo lo vediamo quanto mai in questi decenni, in cui le masse d’aria fredda “affondano” da noi anche in marzo e in aprile, e l’anticiclone magari ci porta ancora giornate molto soleggiate e calde pure ad ottobre e talvolta a novembre.
Insomma, la meteorologia, e in generale la natura, sono argomenti mai scontati e da cui ogni giorno impariamo nuove cose.
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