Meteo e coronavirus: il caldo potrà aiutare a diminuire la trasmissibilità del COVID-19?
La relazione tra meteorologia e malattie infettive è nota, anche se estremamente complessa.
Se, infatti, risulta di buon senso evidenziare che durante la stagione fredda le normali abitudini di chiudersi in spazi stretti per riscaldarsi, favorisce la trasmissibilità dei virus, è dimostrato altresì che la frequenza e la trasmissibilità delle infezioni virali del tratto respiratorio aumenta con le basse temperature, non a caso i picchi stagionali di influenza si hanno nella stagione invernale.
Ma tale evidenza non rende la correlazione così semplice e univoca, esistono studi che mostrano che le sindromi influenzali a carattere virale vengono altresì condizionate da altre condizioni meteorologiche oltre la temperatura, come l'umidità relativa, la variazione di umidità relativa, la ventilazione e persino il punto di rugiada (fonte).
Infatti non tutti i virus sono uguali, ne esistono infinite tipologie, ognuno con specifiche ben diverse e che reagisce in maniera univoca alle condizioni del tempo.
I rinovirus, ovvero i virus del raffreddore comune, gli l’adenovirus e vari virus influenzali (A e B, RSV e HMPV) è confermato da diversi studi che trovano le migliori occasioni di trasmissioni con tempo freddo e secco. Invece il virus HPIV di tipo 3, per esempio, predilige il clima caldo e secco (fonte Pica and N. M. Bouvier, “Ambient temperature and respiratory virus infection”).
Poi ci sono i coronavirus (da non confondere con lo specifico caso che sta causando la malattia infettiva COVID-19), ovvero una tipologia virale nota da tempo e che causa, ogni anno, circa il 12% delle sindromi alle vie respiratorie. A questa tipologia virale sono associate le tre grandi epidemie degli ultimi 20 anni:
- la variante coronavirus SARS scoperta nel 2003, di facile trasmissibilità e dal tasso di mortalità medio (10%), si è dimostrata trasmissibile soprattutto in condizioni di clima freddo e secco, come la maggior parte dei virus delle vie respiratorie.
- la variante coronavirus MERS (detta anche malattia dei cammelli) scoperta nel 2012, non molto trasmissibile ma con tassi di mortalità altissimi, che si è sviluppata in Medio Oriente ed è quindi sopravvissuta e si è trasmessa in zone estremamente calde e secche con variazioni elevate di temperature tra il giorno e la notte.
IL CORONAVIRUS 2020
Veniamo finalmente alla variante coronavirus che più ci riguarda, ovvero la SARS-CoV-2 responsabile della malattia nominata COVID-19, virus molto più trasmissibile dei due precedenti ma con tassi di mortalità molto minori.
Le correlazioni tra questo virus e le condizioni meteorologiche, purtroppo, non sono ancora certe, dal momento che il virus è ancora in studio presso i laboratori. Quindi non è ancora possibile dire con sicurezza se l'arrivo di temperature più alte potrà o meno aiutare a debellare questa epidemia.
In un intervista a IlMeteo, Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, alla domanda se vi erano possibili relazioni tra trasmissibilità del virus e condizioni meteorologiche, il 1 marzo 2020 ha risposto: "Non è noto l'effetto che il clima può avere sulla diffusione di questo virus. In genere, come avviene per gli altri virus respiratori, durante la stagione calda i comportamenti umani cambiano, le scuole chiudono e si vive di più all'aperto, per cui la circolazione virale tende a rallentare (...) non sappiamo quindi se davvero ciò accadrà durante la prossima stagione estiva" .
L'epidemiologo Massimo Ciccozzi, il 4 marzo, è sembrato leggermente più possibilista, in un intervista a La Stampa afferma che "Il Covid-19 è una malattia data da un coronavirus simile agli altri della stessa famiglia, che generano banali raffreddori e che solitamente vanno in “letargo” con la bella stagione. L’andamento lento della diffusione dei contagi in Thailandia e in altri paesi caldi, come quelli della Penisola arabica, sembrerebbero avvalorare la teoria che il caldo potrà aiutarci, teoria che però non ha alcuna evidenza scientifica"
Il meteorologo Paolo Sottocorona, si è "esposto", in seguito a dichiarazioni di diversi virologi come il prof. De Perri, e ad affaritaliani.it il popolare meteorologo afferma "Indicativamente con una temperatura di 26, 27, 28 gradi centigradi il virus, anche se non muore, ha difficoltà a riprodursi. Ad esempio su una superficie metallica potrebbe sopravvivere 2 ore e non 12 come oggi e sulle mani 15 minuti e non 2 ore. Il caldo quindi rende più difficile il contagio, visto che la durata della vita del virus viene più che dimezzata"
Purtroppo l'incertezza quando si parla di coronavirus è massima, dal momento che, lo ricordiamo, è un virus totalmente nuovo di cui non abbiamo né storico medico né, purtroppo, anticorpi per combatterlo.
Sembra però quantomeno utile guardare alle condizioni meteo per il resto di marzo, che sembra, In Liguria, vivere di un continuo alternarsi tra veloci fasi fresche (non fredde) e stabilità con temperature calde per il periodo, a partire da:
- lunedì 9 marzo con una debole ondata fredda da nord-ovest
- mercoledì 11 marzo con rapido ritorno alla stabilità con più caldo
- venerdì 13 - sabato 14 marzo una debole fase perturbata più fresca
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Commenti
Domenico Micozzi
Ven, 06/03/2020 - 17:33
Grazie siete stati utilissimi
Grazie siete stati utilissimi a informarci su cose che io personalmente non conoscevo o pensavo il contrario su alcune informazioni