Gli uragani e i cicloni tropicali in Europa
Gli uragani sono il fenomeno meteo a larga scala più violento che si può trovare sulla Terra. Solo i tornado, con i loro venti anche oltre i 500 km/h, hanno una capacità distruttiva maggiore, sebbene con un’area di distruzione sia decisamente più circoscritta.
Gli uragani fanno parte della famiglia dei cicloni tropicali che, in base alla forza e alla loro zona di origine, possono avere diversi nomi.
Uragano Irma - Caraibi, settembre 2017
All’uragano vero e proprio, associato alle tempeste tropicali nel Mar dei Caraibi, Atlantico Occidentale e Pacifico del centro America, si contrappongono, solo nominalmente, i tifoni, che nascono nell’area pacifica adiacente il Giappone e la Cina, o anche i cicloni, nativi in aperto Oceano Indiano.
L’Europa non è normalmente teatro della formazione di cicloni tropicali, perchè le temperature del mare sono mediamente più basse della soglia dei 27°C, normalmente il valore limite per l’attivazione di nuclei temporaleschi di forte intensità, e perché a una latitudine troppo settentrionale.
Però non sono rarissimi i casi di cicloni tropicali in Europa o perfino uragani di media intensità che lambiscono il suolo europeo normalmente tra le coste del Portogallo, della Francia occidentale e della Gran Bretagna, come quello di Ophelia, uragano di seconda categoria che si è formato a ottobre 2017 in aperto Atlantico con direzione orientale.
I “NOSTRI CICLONI”: I CICLONI EXTRATROPICALI
La quasi totale maggioranza delle fasi di maltempo che colpiscono l’Europa non fanno parte della famiglia dei cicloni tropicali, ma vengono chiamati, in evidente antitesi, cicloni extratropicali.
Con questo nome vengono identificate le classiche depressioni atlantiche foriere delle perturbazioni (fronti) legati alle saccature provenienti dal nord atlantico e soprattutto da quella struttura di bassa pressione, denominata semi-permanente islandese, che durante i mesi autunnali e invernali è responsabile di gran parte delle perturbazioni che interessano il nostro continente.
Le differenze fisiche tra le strutture tropicali ed extratropicali sono molte. Cercando di semplificare, vista la natura non analitica di questo approfondimento, vediamone di seguito i principali:
- I cicloni tropicali si formano per convezione, ovvero quando aria fortemente umida trova una zona più calda al suolo (per esempio una porzione di mare con temperature elevate) e diventa più leggera. Diventando più leggera sale di quota, condensa, genera piogge alimentando il centro di bassa pressione al suolo. E’ il tipico innesco dei temporali estivi che si formano sulle montagne in estate o sul mare in autunno o di notte. Solo con intensità e gradiente barico innumerevolmente maggiore.
I cicloni extratropicali invece hanno un processo di formazione molto più complesso, che non riguarda il calore al suolo ma lo scontro di aria di diversa natura (scontro frontale) in zone dove, in quota, vi è divergenza di massa d’aria, ovvero lungo il ramo ascendente della corrente a getto.
- I cicloni tropicali, trovando forza dalla temperatura al suolo, “muoiono” quando le temperature si abbassano. Infatti quando lasciano il mare e incontrano la terra oppure si spingono troppo a nord, diminuiscono la loro forza.
I cicloni extratropicali non perdono la loro forza in base a ciò che incontrano al suolo, poichè vengono alimentati dallo scontro (fronte) di aria di diversa natura (calda umida vs fredda secca)
- I cicloni tropicali, nell’occhio del ciclone, hanno temperature più alte rispetto alle zone più esterne. Per questo sono chiamati anche cicloni a “cuore caldo”.
I cicloni extratropicali invece hanno un “cuore freddo”, quindi temperature più fredde nel loro occhio che tendono ad aumentare sul lato ascendente della perturbazione (fronte caldo).
- I cicloni tropicali hanno venti più forti intorno al centro di bassa pressione che diminuiscono mano a mano che ci si allontana dall’occhio del ciclone.
I cicloni extratropicali hanno venti che aumentano mano a mano che ci si allontana dal centro depressionario. Non è infatti raro trovare un centro depressionario sull’Inghilterra che porta venti forti molto lontano, per esempio sull’area mediterranea
I cicloni extratropicali sono spesso più estesi di quelli tropicali e possono raggiungere gradi di devastazione pari a quelli di un uragano di media intensità, come il recente caso della tempesta extratropicale Kyrill del gennaio 2007.
Gli uragani superiori a classe 2 sono molto più intensi di qualunque ciclone extratropicale.
Ciclone Extratropicale Kyrill del Gennaio 2007 che ha portato distruzione in tutta l'Europa settentrionale
Oltre al classico ciclone extratropicale atlantico (foriero delle perturbazioni che generano le alluvioni in Liguria), comune è anche il ciclone extratropicale mediterraneo, ovvero la classica perturbazione che si sviluppa sul Mar Ligure / Tirreno portando maltempo soprattutto sul centro/sud italiano.
I CICLONI TROPICALI IN EUROPA
Avendo ben chiaro il fatto che i cicloni extratropicali sono responsabili delle fasi di maltempo sul nostro continente, possiamo addentrarci ad analizzare alcuni casi limite che hanno visto cicloni tropicali arrivare a lambire e interessare il vecchio continente.
L’URAGANO OPHELIA OTTOBRE 2017
Ophelia è un uragano che, nel momento in cui questo articolo viene redatto (OTTOBRE 2017), si è formato in aperto Oceano Atlantico e, invece che spostarsi lungo la normale area caraibica, ha intrapreso un viaggio più impervio e meno consono, spostandosi verso nord ovest.
Ophelia sembra essere un uragano anomalo, visto che tenderà ad approfondire la sua struttura barica, e quindi ad assumere maggiore forza, viaggiando verso nord. In particolare raggiungerà la pressione al suolo più bassa a largo della Francia, per poi interessare e scaricare la sua violenza sulle coste meridionali dell’Irlanda ancora avendo in seno la sua natura tropicale.
Dopo di che, non disponendo più del suo carburante, ovvero il calore fornitogli dall'oceano, il ciclone tropicale Ophelia morirà trasformandosi in un ciclone extratropicale con direzione scandinavia.
Venti previsti sull'Irlanda al passaggio di Ophelia atteso per il pomeriggio di lunedi 16 ottobre 2017.
Ophelia non è il primo uragano con traiettoria simile. L’uragano Gaston nell’ottobre 2014 partì dalle isole Barbados e, dopo aver viaggiato per tutto l’Atlantico, colpì l’Inghilterra e la Scandinavia quando però era già stato declassato a tempesta extratropicale.
Storici furono invece gli uragani “Debbie” nel 1961, “Faith” nel 1966 e “Floyd” nel 1993 che raggiunsero il nord Europa con caratteristiche prettamente tropicali.
L’URAGANO NADINE SETTEMBRE 2012
Nadine, nell’autunno 2012 è stato un uragano molto particolare e discusso nell’ambiente. Formatosi a fine agosto in aperto atlantico, rimase per quindici giorni sul mare aumentando e diminuendo di intensità.
A metà settembre i modelli matematici iniziarono a mostrare segnali di preoccupante avvicinamento verso l’Europa, fino a paventare catastrofici scenari di entrata dell’uragano dallo stretto di Gibilterra verso il Mediterraneo.
Tempesta tropicale in entrata dallo stretto di Gibilterra, ipotesi non avvenuta, ma realizzabile in futuro?
In realtà non andò così, Nadine morì in aperto atlantico e i fenomeni ad esso legati si fecere sentire solo marginalmente sulla penisola Iberica. Però Nadine rappresenta uno scenario che fino a una decina di anni fa sembrava impossibile anche sulla carta, ovvero l’entrata di un uragano nell'area mediterranea.
Scenario che, sebbene annacquato, si ebbe nell’ottobre 2005 con l’uragano “Vince” di categoria 1 che si formò nell’Arcipelago di Madeira per poi spostarsi verso la penisola Iberica con però forza trascurabile.
I CICLONI TROPICALI MEDITERRANEI: I TLC o Medicanes
In realtà i mari italiani, nei mesi tardo estivi e autunnali (tra agosto e ottobre), possono essere teatro di cicloni tropicali che si formano direttamente sulle acque del Mar Mediterraneo, in particolare del Tirreno occidentale, dello Ionio e, soprattutto, del Mediterraneo fronte Africa.
Sono chiamati TLC (Tropical - Like Cyclones) Mediterranei o anche Medicanes (MEditerranean hurriCANES).
La loro genesi e le caratteristiche intrinseche sono del tutto uguali ai cicloni tropicali trattati in precedenza, a cambiare è la loro intensità, visto che non hanno quasi mai la forza di superare lo stadio 1 di un uragano, e la loro diffusione, visto che non si contano più di 2/3 eventi a decennio.
Di particolare potenza fu il TLC sviluppatosi a largo della Sicilia in direzione Creta il dicembre 2005.
Probabilmente il TLC più famoso è Cornelia, formatosi nell'ottobre del '95 sulle Baleari passando da tempesta tropicale a Medicane, attraversando la Sardegna e si è riversandosi nel Tirreno. I venti sono arrivati fino a 145 chilometri orari provocando danni in tutta Italia.
Nessuno può dire con certezza quale sarà il grado di intensità dei futuri eventi tropicali, nè sapere se un uragano raggiungerà mai il bacino del mar Mediterraneo. Certamente l’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici (LEGGI QUI) rendono questi fenomeni sempre più probabili anche in Europa.
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